giovedì 5 aprile 2012

Vela


Quando si parla di sport della vela ci si riferisce usualmente alla pratica sportiva della navigazione a vela, benché la propulsione a vela accomuni molti sport, anche molto differenti fra loro. Lo sport della vela si distingue dagli altri sport velici perché richiede l'uso di imbarcazioni. Tali imbarcazioni devono ricevere la loro propulsione esclusivamente da una o più vele, e devono essere manovrate manualmente da equipaggi composti da una o più persone.
Storia
La navigazione a vela risale agli albori della civiltà umana, e già lo storico greco Pausianas narra di una competizione velica, contornata da musica e gare di nuoto, organizzata nel II secolo a.C. in onore di Dionysus Melanaigidos, presso il Tempio di Afrodite ad Ermioni. La storia della moderna vela sportiva, tuttavia, affonda le sue radici nella lotta contro la pirateria marina. Nel corso del Secolo XVII le rotte delle Indie Orientali, dell'Africa e delle Americhe erano infestate di pirati. Fra le principali prede delle scorrerie piratesche erano i navigli olandesi, che spostavano merci di valore fra l'Olanda e le proprie colonie. Per rispondere a tali minacce gli Olandesi svilupparono dei velieri veloci ed agili chiamati jachtschip i quali avevano il compito di inseguire e catturare i vascelli pirata. Risultando estremamente divertenti da condurre, queste agili imbarcazioni furono largamente usate anche a fini sportivi. Solo a metà del Secolo XVII, il re Carlo II, nel corso del suo esilio in Olanda, scoprì gli jachtschip e, quando fu restaurato al trono, ne portò con sé un esemplare in Inghilterra, favorendo così la diffusione dello sport della vela in tutto l'Impero Britannico. Carlo II era così appassionato di vela che contribuì a disegnare il suo yacht personale, lo "Jamie", di 25 tonnellate di stazza, che venne completato nel 1662 a Lambeth. Lo stesso anno, il re condusse personalmente alla vittoria lo Jamie contro uno jacht olandese di proprietà del Duca di York, in un percorso che andava da Greenwich a Gravesend e ritorno. Si trattava della prima regata fra yacht condotti da timonieri non professionisti. Nel frattempo la parola di origine olandese "jacht" veniva anglicizzata nel termine "yacht" oggi largamente diffuso per indicare le imbarcazioni a vela. La prima competizione velica di flotta dell'era moderna fu la Cumberland Regatta, inaugurata nel 1715, che si tiene ancora oggi. La prima competizione internazionale fu, nel 1851, la famosa Coppa delle Cento Ghinee, più nota come Coppa America. Il primo club velico, il Water Club of the Cork Harbour, fu fondato all'insegna dell'esclusività, in Irlanda, nel 1720. Almeno inizialmente tuttavia i suoi membri non si dedicavano ad attività competitive, ma effettuavano manovre navali obbedendo agli ordini di un ammiraglio, trasmesse con le segnalazioni di uno sbandieratore, come una flotta militare. Nel 1812 fu fondato il Royal Yacht Squadron, che contava circa cinquanta imbarcazioni di stanza a Cowes. Gli yacht del tempo erano costruiti con materiali pesanti, come i cutter oceanici, con prua di legnami massicci e poppe leggere. Si scoprì presto, tuttavia, che le chiglie e le strutture portanti erano inutilmente resistenti, e si cominciò a costruire imbarcazioni da regata molto più leggere. Inoltre si capì che l'armo a cutter ad albero singolo era più flessibile e adatto alle varie condizioni meteorologiche rispetto agli armi dei brigantini e degli schooner dell'epoca. Infine, poiché non era ancora stato introdotto il concetto del compenso, o handicap, e le imbarcazioni competevano in tempo reale, si tendeva a costruire yacht di generose dimensioni, per renderli più veloci. Fino al 1870, le competizioni veliche furono organizzate seguendo regole stabilite liberamente da ciascuno yacht club, ed ogni club era libero di modificare, interpretare e applicare le regole a piacimento, ingenerando spesso confusione, incomprensioni e frustrazioni nei concorrenti. Nel giugno 1868 il Royal Victoria Yacht Club convocò il primo Congresso velistico, o Yachting Congress, che vide la partecipazione di 23 rappresentanti di 14 club.
  Il Congresso si proponeva di sviluppare un nucleo condiviso di regole comuni, che venne effettivamente proposto l'anno seguente. Tuttavia, a causa delle aspre critiche ricevute, tale regolamento non venne mai adottato. La decade 1870-1880 venne in ogni caso considerata come la prima "età felice" per la vela sportiva, sia per il numero di nuove imbarcazioni costruite e la raffinatezza delle soluzioni tecniche adottate, sia per l'incredibile numero di competizioni che si svolsero in quegli anni. Basti pensare che nel solo 1876 si svolsero 400 competizioni. Nel 1875 tre clubs  si associarono per fondare la prima Associazione per le Competizioni Veliche, o Yacht Racing Association (o YRA), che sviluppò regole comuni applicabili alle acque territoriali britanniche. Si cominciava a delineare in quel periodo, nel mondo della vela, una scissione fra i proprietari di grossi yacht ed il mondo delle piccole imbarcazioni a vela, o "derive". Nonostante, nel 1888, la YRAavesse aperto l'associazione ai proprietari di sailing boats, la Sailing Boat Association e la connessa Boat Racing Association non aderirono alla YRA fino al 1921. Lo sport velico acquisì nel frattempo status di sport olimpico, venendo introdotto ai Giochi di Parigi del 1900, cui parteciparono concorrenti raggruppati in tre classi veliche. Tuttavia la confusione fra i diversi standard di misura adottati nel Regno Unito, nei paesi europei, ed in Nord America continuava a minare la possibilità di svolgere competizioni fra yacht di differente nazionalità. Per risolvere tale inconveniente venne convocata, nel 1906 a Londra, la Conferenza Internazionale sulla Misurazione delle Imbarcazioni Veliche, o International Conference on Yacht Measurement. Il risultato più importante della conferenza del 1906 fu di porre le basi per l'istituzione, avvenuta a Parigi nel 1907, della Unione Internazionale per le Competizioni fra Yacht, o International Yacht Racing Union, e l'adozione di un Regolamento Internazionale di Regata basato su quello stabilito dalla Yacht Racing Association. L'International Yacht Racing Union rimase quindi la massima autorità internazionale per l'organizzazione e la regolamentazione di competizioni veliche internazionali fino all'agosto 1996. Ravvisando la necessità di far sì che la vela sportiva non sia percepita come un ricco sport elitario, il nome venne mutato in Federazione Internazionale della Vela, o International Sailing Federation.

Tiro con l' arco


Il tiro con l'arco è uno sport di antiche origini. Diverse, nelle gare nazionali ed internazionali, sono le prove che contraddistinguono questa disciplina. L'arco - come strumento di offesa  ma anche come strumento di caccia, svago e di sport - è uno dei primi congegni primitivi evoluti e certamente una tra le invenzioni più originali dell'umanità, che lo ha sviluppato, nelle varie aree del pianeta, in tempi diversi e indipendenti. Si ritiene che la prima raffigurazione di un arco si possa indicare in un graffito di circa trentamila anni fa. Sicuramente sin dal Paleolitico l'umanità si serviva di questo strumento come sistema di caccia per colpire le prede mantenendosi a distanza di sicurezza. Il tiro con l'arco comparve per la prima volta ai Giochi olimpici del 1900 a Parigi. Escluso dopo il 1920 è stato riammesso a partire dalle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972; da allora è una delle specialità olimpiche. Fu organizzato anche un campionato femminile promosso dall'Accademia di Educazione Fisica di Orvieto. Nel 1956 a Treviso prese forma la prima società  italiana e iniziarono a essere organizzate le prime competizioni, aperte a entrambi i sessi.
Storia
Quando per la prima volta prendi in mano un arco per tirare un freccia, esegui un gesto che risale ad almeno ventimila anni fa.  L'arco e la freccia sono raffigurati in una Grotta di Valltorta in Spagna, i cui disegni murali risalgono proprio a quel periodo.  L'arco e la freccia un tempo erano determinanti per la sopravvivenza dell'uomo.  L'arco permetteva agli uomini di diventare provetti cacciatori.  La preda forniva molta materia prima - la pelle, l'osso, e i tendini - per farne utensili, riparo ed abbigliamento, oltre ad aggiungere proteine alla dieta. Era più sicuro cacciare con l'arco, perché si poteva abbattere la preda da una certa distanza. Gli imperi sono sorti e caduti utilizzando l'arco come arma. Gli antichi Egizi, intorno al 3500 a.C., si servirono, per primi, dell'arco come principale arma da guerra. Costruivano archi alti quasi quanto loro e le punte per le frecce erano di bronzo e pietra. Intorno al 1800 a.C. gli Assiri introdussero una nuova configurazione di arco: un piccolo composto di pelle, corno e legno, dalla forma ricurva. Era più potente dell'arco lungo impiegato dagli Egizi e si poteva usare facilmente a cavallo in battaglia. Questo dava agli Assiri un vantaggio sui loro nemici del Medio Oriente,. Anche gli Ittiti usarono il corto arco ricurvo, tirando dai carri leggeri e veloci che avevano iniziato a costruire interno al 1200 a.C. La superiorità arcieristica dei Mediorientali continuò per secoli, durante i quali questi popoli combatterono e vinsero gli Europei. Ad esempio, sebbene i Romani fossero considerati dei soldati tenaci, furono superati dagli arcieri Parti, popolo asiatico del terzo secolo, a causa della loro armatura al torace, insufficiente a frenare l'impatto delle frecce. I Mongoli conquistarono gran parte dell'Europa e i Turchi respinsero i Crociati, sia a causa dell'equipaggiamento arcieristico, sia per la superiorità dimostrata dalla forma dell'arco ricurvo che la per a migliore tecnica esecutiva.  Nell'undicesimo secolo, i Normanni svilupparono il longbow che usarono, insieme ad una superiore strategia di combattimento, per sconfiggere gli inglesi nella Battaglia di Hastings nel 1066. In seguito, gli inglesi adottarono il longbow come arma principale e abbandonarono l'arco Sassone, più debole e meno preciso. Molte ballate del tredicesimo secolo e quattordicesimo secolo, come i racconti su Robin Hood, testimoniano della bravura arcieristica sviluppata dagli inglesi con il longbow. Il valore dell'arco come arma da guerra diminuì rapidamente dopo l'invenzione dell'arma da fuoco, nel sedicesimo secolo, ma il divertimento e le sfide con l'arco garantirono che continuasse come sport. Nel 1537, il re Enrico VIII promosse il tiro con l'arco sportivo in Inghilterra, incaricando Sir Christopher Morris di istituire una società arcieristica, la Guild of St. George. Roger Ascham pubblicò il libro Toxophilus nel 1545 con cui preservò la conoscenza arcieristica dell'epoca e mantenne vivo l'interesse per l'arco tra gli inglesi. Società arcieristiche vennero fondate durante tutto il diciassettesimo secolo e l'indizione di frequenti tornei confermarono il tiro con l'arco come uno sport da competizione. Il torneo "Ancien Scorton Silver Arrow" si tenne per la prima volta nel 1673 nello Yorkshire, in Inghilterra e si svolge ancora oggi. Le donne si unirono agli uomini nelle competizioni e nel 1787, per la prima volta, furono ammesse in una società arcieristica. Sul continente nordamericano, gli indiani fecero affidamento sull'arco da caccia, ma i loro archi erano primitivi e deboli; il cacciatore si doveva avvicinare molto alla preda per riuscire ad abbatterla.Gli europei portarono dai Paesi natii la loro avanzata conoscenza nella costruzione di archi e mantennero l'interesse per il tiro al bersaglio. La prima società arcieristica Nord Americana, gli United Bowmen di Filadelfia, fu istituita nel 1828. Stranamente, fu la guerra civile ad incentivare l'interesse per l'arco negli Stati Uniti. Alla fine della guerra, l'Unione Vittoriosa, proibì agli ex soldati confederati di usare armi da fuoco. Due fratelli, i veterani Will e Maurice Thompson, impararono a tirare con l'arco tramite l'aiuto degli indiani della Florida. Maurice scrisse un libro, The Witchery of Archery, aiutando così a diffondere l'interesse nell'arco attraverso il Paese. Nel 1979, fu fondata la National Archery Association che iniziò a tenere tornei. L'entusiasmo per il tiro di campagna - un tipo di competizione che simula la caccia, e la caccia vera e propria, portarono alla fondazione della National Field Artchery Association nel 1939. Il tiro con l'arco fu presente alle Olimpiadi per la prima volta a Parigi, nel 1900; una scelta particolarmente appropriata, dal momento che il fondatore mitologico delle prime Olimpiadi fu Ercole, un arciere. Si tirò con l'arco anche nel 1904 a St. Louis e nel 1908 in Inghilterra, per non ricomparire più fino al 1920 in Belgio. Per i successivi 52 anni, non fu più presente nei giochi olimpici. I problemi inerenti le prime competizioni arcieristiche fu la mancanza di un regolamento uniforme ed accettato da tutti. La Nazione ospite di solito organizzava il tipo di torneo più popolare in quel Paese. Se il tiro con l'arco non era popolare nel Paese che ospitava il torneo, non veniva introdotto negli incontri polisportivi. Per organizzare meglio il tiro con l'arco competitivo, gli arcieri polacchi si impegnarono negli anni 30, nella fondazione di un organismo internazionale. Il risultato fu la Federation Internationale de Tir L'Arco, meglio conosciuta come FITA. La FITA stabilì un regolamento universale e un tipo di torneo che con il tempo fu adottato sia dagli uomini che dalle donne nelle Olimpiadi moderne. La competizione internazionale cresceva e così nel 1972 il tiro con l'arco fu di nuovo ammesso alla Olimpiadi. Il progresso tecnico nella struttura degli archi e delle frecce ha incrementato la precisione quindi l'interesse nel tiro con l'arco. Nessuna invenzione ha avuto un maggior impatto di quella di H. W. Allen con l'arco compound nel 1966, nel Missouri. Il compound si serve di pulegge eccentriche o camme, montate alle estremità dei flettenti, per demoltiplicare il libraggio dell'arco. Questo tipo di arco è popolare nel Nord America sia nel tiro alla targa che nel tiro di campagna ed è usato pure per la caccia. Mentre la competizione olimpionica, definita appunto "Divisione Olimpica", è limitata all'arco ricurvo, molti arcieri si divertono con il compound unendo i vantaggi offerti dalla meccanica all'abilità personale.
Tipi di arco
Arco nudo
Arco olimpico
Compound
Arco nudo
L'Arco Nudo è il tipo più semplice, è privo di mirino  ed è quello che ricorda meglio i vecchi archi (quelli che meglio corrispondono mentalmente agli stereotipi che abbiamo introiettato sull'arco, riconducendolo a quello dei pellerossa o degli antichi greci o romani). Questo è il meno preciso tra le tre tipologie di arco.
Arco olimpico
L'Arco Olimpico o Ricurvo appare come l'evoluzione dell'arco nudo ed è caratterizzato dalla presenza del mirino  ed abitualmente della/e stabilizzazione/i (delle vibrazioni in fase di rilascio della freccia). Questo è molto preciso ed è simile come struttura all’ arco nudo.



Compound
L'Arco Compound è il prodotto tecnologicamente più avanzato, è dotato di mirino con bolla di stabilità e risulta visibilmente differente dagli altri poichè impostato su due carrucole poste agli estremi dell'arco  e governanti un complesso sistema di corde  ben diverso dalla corda unica presente negli altri due tipi di arco. Questo in assoluto è il più preciso.

Tiro a piattello


Tiro a volo è uno sport che consiste nel colpire un bersaglio chiamato piattello da una determinata distanza con un fucile a canna liscia. È disciplina olimpica. Il bersaglio è sempre in movimento e può essere sia predeterminato in base ad una sequenza nota che selezionato a caso al momento del lancio. Il tiro a volo si suddivideva in due categorie:
      tiro al piccione
  •   tiro al piattello

Oggi esiste solo il tiro al piattello, in quanto il tiro al piccione è vietato. Il tiro al piccione è stato sostituito con il "tiro all'elica"
Storia
Le prime gare si svolsero in Sicilia, verso la metà del XIX secolo. Il primo circolo sportivo nacque in Gran Bretagna nel 1857. La prima società in Italia di tiro a volo fu creata a Milano nel 1872. In Italia la F.I.T.A.V.  è nata nel 1926 per interessamento di un appassionato industriale del settore, Ettore Stacchini, il quale riuscì a raccogliere una trentina di società appartenenti a tutte le regioni italiane nella Federazione Italiana Tiro al Piccione d'Argilla. In effetti, il tiro a volo ha radici più antiche: viene fatto risalire alla seconda metà dell'' 800 quando negli Stati Uniti prese campo l'hobby del tiro a segno su un bersaglio costituito dalle palline di vetro del tipo di quelle usate per gli addobbi natalizi. Le palline venivano lanciate da speciali strumenti, chiamati Balltraps. Dal 1880 si passò dalle palline ad un bersaglio mobile in argilla a forma di disco, appunto il piccione d'argilla, o - per la forma tonda - piattello. Nel 1927 la F.I.T.A.V. assunse l'attuale denominazione entrando a far parte del CONI. Per una diffusione maggiore di questo sport - che ha sempre sofferto di congeniti problemi riguardanti gli impianti - si dovette attendere gli anni trenta, quando vennero organizzati a Roma - su iniziativa dello stesso Stacchini - sia i Campionati mondiali che i Campionati europei dell'unica specialità di tiro al piattello allora conosciuta, appunto la Fossa Olimpica. Risale al 1952 la prima partecipazione italiana ai Giochi olimpici, ai Giochi di Helsinki: l'esito non fu dei migliori: Galliano Rossini si classificò soltanto settimo seguito da Italo Bellini. L'appuntamento con un importante traguardo, il massimo alloro, era però solo rimandato: a Melbourne (1956) Rossini riuscì ad aggiudicarsi il titolo olimpico mentre il suo compagno d'avventura, Alessandro Ciceri conquistò il bronzo. Quattro anni più tardi - ai Giochi di Roma 1960 - ancora Rossini sfiorò il bis di Melbourne, ma dovette accontentarsi dell'argento. Infine, alle Olimpiadi di Tokyo 1964 il massimo trofeo olimpico ritornò in mani italiane con Ennio Mattarelli.

Tiro a segno


Il Tiro a segno è una pratica sportiva che consiste nel colpire un bersaglio il più possibile vicino al centro da una determinata distanza con un 'arma da fuoco, ad aria compressa o a gas.
Storia
Il Tiro a segno, come quasi tutte le attività sportive, trae le sue origini dalla pratica militare. La naturale competitività dell'uomo trovava sfogo nell'esibizione della propria abilità nelle arti marziali. Esempi letterari di Tiro a segno si hanno nell' Odissea, nella leggenda di Robin Hood ed in quella di Guglielmo Tell. Attualmente tiro a segno indica l'attività di tiro ad un bersaglio di carta o elettronico, con armi da fuoco o ad aria, distinguendosi così dalle discipline del tiro a volo e del tiro con l'arco.

mercoledì 4 aprile 2012

Tennis

Il tennis è uno sport che vede opposti due giocatori o quattro. I giocatori utilizzano una racchetta al fine di colpire una palla. In passato le racchette avevano un telaio in legno, successivamente in leghe leggere, ora in grafite pura o mista a kevlar, fibra di vetro, tungsteno o basalto, con una corda monofilamento o multifilamento congiunta in diversi punti in modo da formare una rete. Scopo del gioco è colpire la palla per far sì che l'avversario, posto nell'altra metà del campo da gioco, non possa ribatterla dopo il primo rimbalzo o battendola finisca con il commettere fallo.
Storia

Origine antica

L'origine del tennis potrebbe derivare da giochi latini, un altro gioco praticato nella corte bizantina e dal gioco francese, che già nel XVI secolo faceva uso della racchetta mentre in precedenza veniva giocato con il palmo della mano coperto da un guanto.

Evoluzione del regolamento

L'inglese Walter Clopton Wingfield stabilì un primo regolamento nel 1875 dando al gioco il nome di sphairistike; l'anno successivo si diffondeva negli Stati Uniti per opera di Mary Outerbridge. La regolamentazione definitiva è del 1888 quando si costituì l'associazione tennistica inglese. In Italia il tennis fu introdotto assieme al football nel 1880 in Liguria. Nel 1894 fu fondata la Federazione italiana, ma rimase sempre uno sport d'élite almeno fino al dopoguerra. Fondamentale per lo sviluppo del gioco fu la decisione del 1883 di dimezzare l'altezza della rete. Nel 1895 si svolse il primo campionato italiano per tennisti. Nel 1896 il tennis fu inserito nel programma dei primi Giochi olimpici moderni e vi restò sino al 1924 quando fu eliminato quindi riammesso nel 1988. Nel 1900 fu contesa la prima Coppa Davis ossia il trofeo che spetta annualmente alla squadra nazionale campione mondiale: la nazionale italiana vinse questo trofeo nel 1976; per le nazionali delle tenniste annualmente si disputa la Fed Cup che è stata vinta dalla nazionale italiana nel 2006, nel 2009 e nel 2010. Nel 1883 iniziarono le prime sfide tra professionisti in esibizioni di singolar tenzone e dopo si organizzarono regolarmente tornei professionistici che poi annualmente culminavano nei campionati professionali di tennis e nel 1968 la federazione internazionale accettò il professionismo per tutti i tornei. Nel 1971 si adottò il gioco decisivo sul punteggio di 8-8 che nel 1979 si ridusse a 6-6. Nel 1973 si ricorse all'uso dell'elaboratore elettronico per aggiornare quotidianamente le classifiche dei tennisti professionisti: sino allora le classifiche erano compilate da esperti per essere pubblicate su giornali e riviste specializzate.Nel 1986 iniziarono periodici controlli antidoping di giocatori professionisti e arbitri. Il materiale dei telai delle racchette è passato dal legno al metallo per arrivare all'attuale materiale sintetico e le corde intrecciate che un tempo erano in budello animale sono poi state sostituite dal nylon o da altri materiali sintetici. Da considerare che le professioniste di quest'attività atletica grazie alla loro enorme popolarità sono diventate, negli ultimi decenni del secolo scorso, le prime atlete ad accumulare introiti paragonabili a quelli dei colleghi e attualmente alcune giovani campionesse avvenenti sono ritratte su copertine di riviste come le loro coetanee modelle famose. In base a statistiche solo indicative, poiché attualmente è impossibile essere scientificamente precisi, proprio per l'eccezionale successo popolare di tennisti e tenniste, molti esperti ritengono che il tennis sia lo sport più seguito in generale dal pubblico televisivo mondiale. James Van Alen nel 1954 fondò la International Tennis Hall of Fame che attualmente è il più grande museo di tennis nel mondo e ha sede in Newport negli Stati Uniti; in questo museo sono custodite racchette, maglie, cappelli, foto di molti campioni e personalità illustri del tennis che vengono ammessi in qualità di membri: Nicola Pietrangeli è diventato membro nel 1986 seguito nel 2006 da Gianni Clerici, scrittore, giornalista e commentatore televisivo per Sky Italia.

Evoluzione della racchetta 

Questo sport ha subìto comunque una completa rivoluzione con l'utilizzo delle racchette di grafite, inizialmente furono adottate quelle in leghe di metallo, ma davano molte vibrazioni dopo ogni colpo. Rispetto alle racchette di legno, che furono utilizzate fino agli anni ottanta, le nuove, per via della loro straordinaria leggerezza e del piatto corde molto più uniforme, sono risultate essere un discreto vantaggio per i tennisti meno dotati tecnicamente perché le nuove racchette perdonano più facilmente anche impatti con la palla non perfetti e soprattutto quelli dotati di più potenza a causa della leggerezza. Si è quindi passati da uno sport che aveva sempre visto prevalere giocatori di grande tecnica ma non di grande agonismo, con eccezioni di rilievo come Björn Borg, a un altro in cui il servizio diventava un colpo decisivo e in cui il gioco di rete veniva penalizzato a causa della facilità e dell'estrema potenza espressa nei colpi di rimbalzo da fondo. Dalla fine degli anni ottanta il fattore fisico iniziò a contare pesantemente e per questo tra i giocatori più vincenti degli ultimi vent'anni troviamo moltissimi difensori o attaccanti da fondo campo come Ivan Lendl, Mats Wilander, Jim Courier, Andre Agassi con le notevoli eccezioni rappresentate da quei campioni capaci di sommare una straordinaria tecnica a una altrettanto straordinaria potenza come Pete Sampras e l'attuale Roger Federer.
Come si gioca
Si parte con il dritto, cioè il colpo che il giocatore piazza alla sua destra, dopo che la pallina ha rimbalzato. È un colpo classico e a prima vista sembra anche facile: in realtà la pallina che raggiunge il giocatore è solitamente carica di effetto, e quindi è difficile prevedere dove andrà a finire dopo il rimbalzo. Proseguiamo con il rovescio: qui la palla viene colpita alla sinistra del giocatore. Si impugna la racchetta con una mano o con due mani: con una mano è la forma “stilisticamente” più corretta ma il tiro con due mani è – sebbene meno elegante e corretto – quello più utilizzato. Di base il rovescio comporta una lieve rotazione della mano all’indietro, sull’impugnatura della racchetta. La battuta, o servizio, è il terzo colpo base: va effettuata dal giocatore fermo oltre la linea del fondo campo – si commette fallo se si tocca la linea con un piede, e si perde un punto. Ogni giocatore dispone di due battute consecutive: se si sbagliano entrambe, il punto va all’avversario per quello che si chiama “doppio fallo”. Si lancia la palla verso l’alto e si colpisce con la racchetta verso la parte opposta del campo avversario. La palla non deve toccare il nastro prima di atterrare sul campo avversario, pena l’annullamento della stessa. Facendo un punto col servizio, senza che l’avversario tocchi la palla, si ottiene un “ace” – diverso dal “servizio vincente”, dove l’avversario risponde alla battuta mandando la palla in rete o  fuori campo.

Windsurf


Il windsurf è un'attività sportiva nonché una specialità della vela che consiste nel muoversi sull'acqua su una tavola grazie all'azione propulsiva determinata del vento su di una vela. Questa è montata su un albero fissato alla tavola mediante un giunto universale detto piede d'albero ed è sostenuta e controllata dal velista con il solo ausilio di un particolare boma.
Storia
 Il primo prototipo documentato di tavola a vela risale al 1935 ed è accreditato a Tom Blake. Successivamente, nel 1965, fu Newman Darby a sviluppare l'idea aggiungendo un boma in modo da poter controllare la vela in piedi. Purtroppo l'idea di Darby prevedeva un albero fisso che rendeva la navigazione particolarmente difficile e non ebbe successo. Il windsurf quindi nacque ufficialmente nel 1967 da un'idea di un ingegnere aerospaziale californiano, James (Jim) R. Drake il quale, sull'autostrada di San Bernardino, nei dintorni di Los Angeles, ripensando ad una discussione avuta precedentemente con l'amico Hoyle Schweitzer, pensò di poter continuare a fare surf anche senza le onde, utilizzando una vela collegata alla tavola. Drake pensò di unire un boma a wishbone con un giunto cardanico per governare in piedi una tavola a vela. I materiali utilizzati furono dapprima il legno, la stoffa nautica e alcune corde per imbarcazioni. L'idea fu perfezionata con l'aiuto di un collega di Jim, Alan Parducci che contribuì alla progettazione. Nel 1968 Schweitzer e Drake brevettarono il windsurf e il brevetto fu trascritto ufficialmente nel registro delle invenzioni nel 1970. Insieme cominciarono a produrre i primi Windsurfer.Negli Stati Uniti il windsurf però stentava a decollare ma, fortunatamente, nel 1971 un imprenditore tessile olandese, Martin Spanjer, durante un viaggio rimase colpito da un articolo pubblicato sulla rivista di bordo dell'aereo che lo stava portando in California. Appena giunto a destinazione contattò Schweitzer per ottenere la licenza di costruzione del windsurf per l'Europa; nacque così il Windsurfer Ten Cate che apparve per la prima volta in Europa nel 1972. L'anno successivo, visti gli scarsi risultati delle vendite dei primi prototipi, Drake cedette la sua quota societaria a Diana ed Hoyle Schweitzer che ne acquisirono tutti i diritti. Quattro anni dopo, in Svizzera, un altro imprenditore, Peter Brockhaus con la collaborazione del designer Ernstfried Prade, creò un nuovo marchio: era nata la Mistral. Nel 1978 entrò in produzione il Mistral Competition: si trattava di un nuovo concetto di tavola, più leggera e dotata di deriva basculante, ma soprattutto di un boma in alluminio, decisamente più maneggevole dell'originale in legno di cui era dotato il Windsurfer. Le prime uscite ufficiali del Mistral avvennero sul Lago di Garda che acquisì presto fama internazionale grazie ai venti costanti che soffiavano sulle sue acque e divenne una sorta di laboratorio europeo per lo sviluppo di nuovi prototipi e una fucina di talenti. Da qui l'eco del windsurf raggiunse tutto il mondo. In quegli anni nacquero altri marchi come HiFly e Windglider che fecero anche la fortuna dei coniugi Schweitzer, detentori del brevetto, ai quali andavano i proventi delle royalties pagate da tutte le aziende produttrici. Nel 1981 Brockhaus lasciò la Mistral per creare il futuro di questo sport con un nuovo marchio: F2, che presto sarebbe diventato famoso in tutto il mondo grazie anche ad un team di atleti tra cui figurava un nuovo astro nascente, l'olandese trapiantato alle isole Canarie Björn Dunkerbeck. Nei primi anni '80 cominciarono ad arrivare immagini fotografiche spettacolari da oltreoceano, in particolare dalle Hawaii, patria di Robby Naish, mito indiscusso del windsurf. Il giovane Naish, nel 1976 campione mondiale Windsurfer ad appena 13 anni, decise di affrontare le onde hawaiiane con la tavola a vela. Presto si rese conto che il Windsurfer con i suoi 22 kg di peso e un notevole dislocamento non era adatto a quelle condizioni. Così, grazie all'aiuto del padre, creò il primo sinker , adattando un Mistral Competition che veniva accorciato tagliandolo all'altezza della scassa di deriva. Con questo prototipo Naish affrontava le onde, saltandole e surfandole, dando vita ad una nuova disciplina: ilfunboard. Proprio Brockhaus, con la creazione della F2 si dedicò molto alla promozione del funboard, realizzando in serie tavole più leggere e più corte, adatte ad affrontare vento forte e situazioni meteomarine difficili. Fu grazie alla determinazione di Brockhaus che venne creato il circuito mondiale funboard che prevedeva spettacolari tappe agonistiche nelle località più ventose del mondo. I primi salti sulle onde accentuarono le caratteristiche estreme delle tavole funboard. Toccò al giovane ravennate Cesare Cantagalli determinare il futuro estremo di questa disciplina. Cantagalli creò una manovra acrobatica che sembrava andare contro le leggi della fisica: il cheese roll. La manovra consisteva in un salto con avvitamento completo di tavola, vela e surfista. Da lì vennero sviluppate le varianti oggi note a tutti gli appassionati di Wave e Freestyle come il looping o il forward loop. Purtroppo il funboard, come hanno poi dichiarato successivamente i manager di tutte le aziende che negli anni d'oro del windsurf vendettero migliaia di tavole, rese nello stesso tempo questo sport altamente spettacolare ma lo trasformò da sport di massa a sport di nicchia, decretando l'inesorabile contrazione del mercato. Tra le leggende viventi del windsurf vi sono l'hawaiiano Robby Naish e l'olandese Björn Dunkerbeck che possono essere considerati i maggiori esponenti delle varie discipline del windsurf essendo gli atleti che in assoluto hanno vinto più titoli mondiali. Jim Drake oggi collabora attivamente con la Star Board Windsurfing, una delle maggiori aziende produttrici di tavole a vela, amministrata dall'atleta norvegese Svein Rasmussen.