Il gioco del tamburello è uno sport di squadra sferistico.
Storia
Sembra che
questo gioco sia stato importato in Piemonte dalla vicina Francia. Il rilancio
della palla avveniva col bracciale, col cesto, a pugno nudo, a pugno fasciato,
con una spatola di legno, con una racchetta o col tamburello. Era praticato sin
dai primordi tanto da aver dato il nome ad uno dei rioni più trafficati di
Torino, il “Balôn”. Testimonianze
scritte si intrecciano con quelle tramandate oralmente, o certificate da
disegni, canzoni, graffiti. Non si sa di che cosa fosse fatta la palla in epoca
romana, ma certamente di qualcosa di soffice, se già le milizie di Giulio
Cesare diretto in Gallia, dopo ore di marcia forzata, trovavano ancora la
voglia e la forza per sfidarsi in piacevoli incontri nello squadrato campo
militare dei Taurini. Nel "De bello gallico" Cesare precisa poi che
trovò in Gallia campi dove le partite erano seguite con enorme passione "...progredimur trahit sua quemque voluptas" . In età medioevale, quando Torino
entrò nelle mire dei Savoia, decisi a farne capitale del loro ducato, nella
piazza antistante al Duomo c’era un'ampia area dedicata a questo divertimento.
Veniva chiamato “ campo della Prevostura” essendo accanto alla casa del
“prevosto”. L’episodio è ricordato con simpatia dallo storico Luigi Cibrario,
ministro presso i Savoia nel 1800, statista ed economista. Racconta nella sua
Storia di Torino: “Gli incontri erano
appassionanti, e seguiti da folto pubblico, pur se a volte turbati da
improvvisi acquazzoni. Li seguiva con vivo interesse il Conte Rosso accompagnato
dal suo bel cugino Amedeo, principe d’Acaja. Per evitare le inclemenze del
tempo nell’ottobre del 1385 venne costruita una tettoia , buona per la pioggia
e per il sole.” È assai probabile che questo fu il
primo campo con tutti i crismi delle regole sportive. La palla allora era di
cuoio. Non si sa bene se tutta di cuoio, o solo rivestita, alla moda dei
fiorentini che ne riempivano la cavità con capelli di donna, considerati “più adatti al rimbalzo”. Le racchette avevano cordicelle intrecciate, le
spatole “spaule” erano di legno pieno, lunghe un palmo e mezzo e larghe uno.
Questo campo, chiamato “trincotto” dal francese “trinquet” e “tripot” ,
divenne ben presto luogo di scommesse. E quando girano soldi si sa come si va a
finire. Da libero accesso, passò alla gestione di una giunonica “Madama
Catterina Maraviglia” chiamata “la Veneziana”. Esperta d’affari allontanò la
“maraglia” ossia i poveracci perditempo, corredò lo spazio riservato al
pubblico con comode poltrone e baldacchini parasole, ed in poco tempo il
“gioco” venne frequentato da gentiluomini, aristocratici, ed ufficiali. Nel
centro venne anche riservato un tronetto per Emanuele Filiberto, che divenne
frequentatore appassionato e puntatore accanito.
Come si gioca
Il campo di
gioco ha forma rettangolare, lungo 80 m e largo 20 m ma esistono
notevoli differenze nelle misure relativamente alle categorie. Il campo è diviso per metà da una linea detta cordino e a
35– 40 m di distanza da questa è situata la linea di battuta, dietro la quale deve
stare il battitore nel lanciare la palla, che può essere
ribattuta a volo o dopo il primo rimbalzo. Normalmente le squadre sono composte
da 5 giocatori contemporaneamente in campo e 4 in panchina per un totale di 9
atleti a disposizione; i ruoli sono: battitore, centrocampista o cavalletto o
mezzovolo, rimettitore o spalla e terzino; il punteggio si calcola in giochi e
un gioco ha la seguente successione: 0-15-30-40-vittoria; la partita consiste
in 10 o 13 giochi. La palla è in
gomma semipiena, ha diametro di 6 cm e peso di 88 g a media pressione, per
le categorie che partono dagli allievi, mentre nelle categorie minori viene
utilizzata una palla depressurizzata più grande chiamata palloncino: può essere
colpita esclusivamente con il tamburello a forma circolare e l'avambraccio che
l'impugna; il tamburello ovale o tamburina o mandola si usa solo per il
servizio di battuta e si può utilizzare per colpire la palla di rimessa solo
per una volta. Dopo il ciclo di ogni 3 giochi le squadre cambiano campo; il
segnapunti deve stare seduto; dopo aver sorteggiato la palla ci si sistema nel
campo. Prima il tamburello era costituito da un cerchio di legno con 28 o
26 cm di diametro sul quale era tesa una pelle d'animale, normalmente
d'asino o di maiale, conciata in modo speciale ma attualmente si usano diversi
materiali, tra i quali plastica e lega gommata nonché la tela per il piatto
dell'attrezzo. Inizialmente l'arnese che colpiva la palla era interamente di
legno, quindi nel Cinquecento il gioco del
tamburello era chiamato palla a scanno. Ogni allenatore
deve disporre due cartellini da poter mostrare all'arbitro, blu per richiedere
il cambio dell'altleta titolare con un panchinaro; e di un cartellino verde per
richiedere il minuto.
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