mercoledì 4 aprile 2012

Tamburello


Il gioco del tamburello è uno sport di squadra sferistico.
Storia
Sembra che questo gioco sia stato importato in Piemonte dalla vicina Francia. Il rilancio della palla avveniva col bracciale, col cesto, a pugno nudo, a pugno fasciato, con una spatola di legno, con una racchetta o col tamburello. Era praticato sin dai primordi tanto da aver dato il nome ad uno dei rioni più trafficati di Torino, il “Balôn”. Testimonianze scritte si intrecciano con quelle tramandate oralmente, o certificate da disegni, canzoni, graffiti. Non si sa di che cosa fosse fatta la palla in epoca romana, ma certamente di qualcosa di soffice, se già le milizie di Giulio Cesare diretto in Gallia, dopo ore di marcia forzata, trovavano ancora la voglia e la forza per sfidarsi in piacevoli incontri nello squadrato campo militare dei Taurini. Nel "De bello gallico" Cesare precisa poi che trovò in Gallia campi dove le partite erano seguite con enorme passione "...progredimur trahit sua quemque voluptas" . In età medioevale, quando Torino entrò nelle mire dei Savoia, decisi a farne capitale del loro ducato, nella piazza antistante al Duomo c’era un'ampia area dedicata a questo divertimento. Veniva chiamato “ campo della Prevostura” essendo accanto alla casa del “prevosto”. L’episodio è ricordato con simpatia dallo storico Luigi Cibrario, ministro presso i Savoia nel 1800, statista ed economista. Racconta nella sua Storia di Torino: “Gli incontri erano appassionanti, e seguiti da folto pubblico, pur se a volte turbati da improvvisi acquazzoni. Li seguiva con vivo interesse il Conte Rosso accompagnato dal suo bel cugino Amedeo, principe d’Acaja. Per evitare le inclemenze del tempo nell’ottobre del 1385 venne costruita una tettoia , buona per la pioggia e per il sole.” È assai probabile che questo fu il primo campo con tutti i crismi delle regole sportive. La palla allora era di cuoio. Non si sa bene se tutta di cuoio, o solo rivestita, alla moda dei fiorentini che ne riempivano la cavità con capelli di donna, considerati “più adatti al rimbalzo”. Le racchette avevano cordicelle intrecciate, le spatole “spaule” erano di legno pieno, lunghe un palmo e mezzo e larghe uno. Questo campo, chiamato “trincotto” dal francese “trinquet”  e “tripot” , divenne ben presto luogo di scommesse. E quando girano soldi si sa come si va a finire. Da libero accesso, passò alla gestione di una giunonica “Madama Catterina Maraviglia” chiamata “la Veneziana”. Esperta d’affari allontanò la “maraglia” ossia i poveracci perditempo, corredò lo spazio riservato al pubblico con comode poltrone e baldacchini parasole, ed in poco tempo il “gioco” venne frequentato da gentiluomini, aristocratici, ed ufficiali. Nel centro venne anche riservato un tronetto per Emanuele Filiberto, che divenne frequentatore appassionato e puntatore accanito.
Come si gioca
Il campo di gioco ha forma rettangolare, lungo 80 m e largo 20 m ma esistono notevoli differenze nelle misure relativamente alle categorie. Il campo è diviso per metà da una linea detta cordino e a 35– 40 m di distanza da questa è situata la linea di battuta, dietro la quale deve stare il battitore nel lanciare la palla, che può essere ribattuta a volo o dopo il primo rimbalzo. Normalmente le squadre sono composte da 5 giocatori contemporaneamente in campo e 4 in panchina per un totale di 9 atleti a disposizione; i ruoli sono: battitore, centrocampista o cavalletto o mezzovolo, rimettitore o spalla e terzino; il punteggio si calcola in giochi e un gioco ha la seguente successione: 0-15-30-40-vittoria; la partita consiste in 10 o 13 giochi. La palla è in gomma semipiena, ha diametro di 6 cm e peso di 88 g a media pressione, per le categorie che partono dagli allievi, mentre nelle categorie minori viene utilizzata una palla depressurizzata più grande chiamata palloncino: può essere colpita esclusivamente con il tamburello a forma circolare e l'avambraccio che l'impugna; il tamburello ovale o tamburina o mandola si usa solo per il servizio di battuta e si può utilizzare per colpire la palla di rimessa solo per una volta. Dopo il ciclo di ogni 3 giochi le squadre cambiano campo; il segnapunti deve stare seduto; dopo aver sorteggiato la palla ci si sistema nel campo. Prima il tamburello era costituito da un cerchio di legno con 28 o 26 cm di diametro sul quale era tesa una pelle d'animale, normalmente d'asino o di maiale, conciata in modo speciale ma attualmente si usano diversi materiali, tra i quali plastica e lega gommata nonché la tela per il piatto dell'attrezzo. Inizialmente l'arnese che colpiva la palla era interamente di legno, quindi nel Cinquecento il gioco del tamburello era chiamato palla a scanno. Ogni allenatore deve disporre due cartellini da poter mostrare all'arbitro, blu per richiedere il cambio dell'altleta titolare con un panchinaro; e di un cartellino verde per richiedere il minuto.

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